Avendo già avuto l’occasione di celebrare Camilleri e il
suo Montalbano, questa volta per rendere omaggio alla Giornata Nazionale del Calendario del Cibo Italiano dedicata a Montalbano ho pensato di contribuire parlando
del Commissario e di un suo famoso predecessore con cui condivide la passione
per la cucina.
Prima dei cooking show, prima dei forum di cucina e ben
prima delle foodblogger, alcuni
grandissimi scrittori letterari precorrevano i tempi e narravano di cibo e
delitti.
Tra questi, due nomi altisonanti come Agatha Christie e
Andrea Camilleri, entrambi con le inziali A.C. (vogliamo credere alle
coincidenze?!?), hanno dato mostra di una grande abilità nel creare trame,
atmosfere e personaggi caratterizzati in qualche modo proprio dalla loro grande
passione per la cucina e il buon cibo. Sono infatti questi due elementi a
connotare e sviluppare le vicende dei loro più noti investigatori: Hercule Poirot e Salvo Montalbano.
Ho scelto di parlare proprio di Poirot, perché insieme a
Montalbano costituiscono, a mio avviso, le due facce della stessa medaglia.
Partendo dall’assunto che entrambi siano nati dalla
felice penna di due buongustai, manifestano conseguentemente una predilezione
per il cibo da gourmet, un gusto per la cucina,
e un palato raffinato.
Il modo di rapportarsi con il cibo penetra il carattere
più intimo e profondo del personaggio, dell’ambiente e della storia stessa. Nel
caso di Hercule Poirot, investigatore presuntuoso, ma in grado di risolvere con
straordinaria facilità anche i casi più intricati, il cibo oltre ad essere
consumato diventa anche connotazione fisica: “il mio amico Poirot, puntualissimo come al solito, stava mangiando un
uovo à la coque…” e lui stesso è assimilato ad un uovo “un ometto straordinario. Statura quasi un metro e settanta, testa
a forma di uovo un po’ reclinata da un lato, occhi con riflessi
verdi quando è eccitato; lunghi baffi rigidi alla militare e un’aria di immensa
dignità…” (Aiuto, Poroit)
Da un lato abbiamo Poirot, un investigatore prettamente
borghese, dall’abbigliamento curato con maniacale meticolosità e un portamento
tanto regale da compensare la bassa statura. Moderatamente eccentrico e lontano
da grandi eroismi (anche se il suo ultimo atto, di fatto, lo è). Dall’altro Montalbano, decisamente più giovane
e moderno, più casual nel portamento e nell’abbigliamento, più grezzo e rustico
nel rapportarsi, talvolta scontroso, ma incredibilmente umano.
Poirot, belga di origine, ha una predilezione per la cucina francese, è
profondamente goloso di dolci, in particolar modo di cioccolato. Si lascia
andare al piacere della tavola e ne trae godimento “Meditabondo come un cucciolo sazio, si passò la lingua tra le labbra e
si lisciò i baffi folti, bellissimi, con un fazzoletto. Aveva mangiato proprio
bene. … Mormorò “peccato che non possa mettermi a tavola più di tre volte al
giorno” (Fermate il Boia).
Ha un approccio raffinato alla tavola, mangia spesso da
solo e sa gustare ogni piatto apprezzandone gli ingredienti, ma non disdegna
affatto la compagnia. Anzi, ama invitare ospiti a pranzo o a cena, per
dimostrare la sua incredibile abilità anche in cucina. E’ maniacale
nell’apparecchiatura e quando si cimenta ai fornelli, il pasto si trasforma in
un rituale dalle mille sfaccettature, un vero e proprio cerimoniale. Del resto
la stessa Christie era tanto maestra ai fornelli, che alla macchina da
scrivere.
Il nostro Montalbano, mediterraneo e siciliano fino
all’ultima infinitesimale cellula del proprio corpo, invece
è perdutamente innamorato del cibo e ama mangiare in solitaria, anzi ne fa
proprio una filosofia di vita: la
filosofia della mangiata silenziosa. Consumare il cibo in silenzio e spesso
ad occhi chiusi, per immergersi nei sapori e nell’universo dei profumi. Il cibo
è un piacere che non si condivide “Gustare
un piatto come Dio comanda è uno dei piaceri solitari più raffinati che l’omo
possa godere, da non spartirsi con nessuno, manco con la pirsona alla quale
vuoi più bene” (Gli Arancini di Montalbano), e che richiede un’assoluta ed
esclusiva dedizione.
Il Commissario fagocita grandi quantità di cibo a grossi
bocconi, contravvenendo di sovente alle regole del bon ton a tavola. Con il suo gusto vorace, dimostra la sua passione
viscerale verso la cucina con tanto ardore, da trascendere a volte in una
dimensione mistica.
Mentre Poirot degusta sciroppi e Crème de Cassis,
Montalbano beve caffè e whisky, che però devono essere di ottima qualità, e l’esperienza
del bere segue comunque un rituale, ed è un’occasione che non va sprecata.
Una caratteristica che accumuna Camilleri e la Christie,
e di conseguenza i loro personaggi, è il rapporto con il cibo che si fonde con il
ricordo dell’infanzia.
Ogni luogo in cui si è vissuto, ogni casa, ogni cucina in
cui si è trascorso l’infanzia lasciano un segno indelebile nella mente. Ciò è
accaduto anche ai due scrittori che hanno trovato un modo affine, di sublimare
questi ricordi trasmettendoli ai loro personaggi.
Così la Christie ha mantenuto vivido nella mente il
ricordo dei soggiorni a casa della prozia Margareth e del fascino che su di lei
esercitava la copiosa dispensa della grande casa vittoriana, ricca di ogni ben
di Dio, in particolare di dolci e affini, che probabilmente alimentarono la sua
già spiccata golosità e che lei prontamente ha riversato sul suo celeberrimo
investigatore.
Ma Camilleri è andato ben oltre, ha creato Montalbano
riversando in esso i profumi, i colori, i sapori della Sicilia, il suo intimo
legame con la terra, il suo immenso amore per essa.
Ricordi della Sicilia di una volta, quando nella casa
vicino a Porto Empedocle, la nonna Elvira, cuoca sopraffina, regnava in cucina
aiutata dalla mamma dello scrittore e dalle sorelle. Sono questi intimi e
preziosi ricordi che caratterizzano Montalbano e il suo gusto alimentare. La
passione per i piatti più semplici e genuini della tradizione. Emblematica la
storia sulla preparazione, come un rito, degli arancini, sviluppata poi, nel romanzo Gli
arancini di Montalbano. Gli stessi arancini, che tenteranno il Commissario,
tanto da rinunciare a passare il Capodanno a
Parigi con la fidanzata, preferendole la cucina dell’amata Adelina.
Piatto forte della cammerrera Adelina è anche la pasta ‘ncasciata,
una variante della pasta al forno, è questa la ricetta che ho deciso di
realizzare come contributo, tratta dal libro “La cucina Tradizionale Siciliana”
di Anna Pomar.
"Una ricca pasta
‘ncasciata con la crosticina rassicurante di cacio in superficie fatta nel
forno e poi, prima di uscire di casa, avvolta nello strofinaccio pulito e
lasciata nel forno spento per mantenerla tiepida. Una dichiarazione d’amore
prima di essere una cena abbondante!" (Cit. Marina Bogdanovic, con cui condivido la passione per Montalbano e Camilleri tout court e con cui ho collaborato tempo fa al mio primo tributo al grande autore.)
Pasta ‘ncasciata
(per 6 persone)
Ingredienti
600g di magliette di maccheroncino (o sedani)
200g di Tuma o caciocavallo fresco
200g di Tuma o caciocavallo fresco
200g carne trita
50g mortadella o salame
2 uova sode
4 melanzane (circa 500-600 g)
100g pecorino grattugiato
500g salsa di pomodoro
Mezzo bicchiere di vino bianco
Basilico
Cipolla o scalogno
Cipolla o scalogno
Olio di oliva – olio di arachidi (per friggere)
Sale e pepe
Pangrattato
Preparazione
Tagliate le melanzane a fette e friggetele dopo averle
tenute circa un’ora in acqua e sale. Nel frattempo soffriggete il trito di
carne in un tegame con abbondante olio di oliva, sfumate con il vino e completate
la cottura aggiungendo qualche cucchiaio di salsa di pomodoro. Lessate la
pasta, scolatela al dente e conditela in una zuppiera con la salsa di pomodoro.
Prendete una teglia ben unta e spolveratela di pangrattato e versatevi le
magliette, alternandole a strati con la carne trita, le melanzane fritte, il
formaggio grattugiato, il basilico, le uova sode, la tuma e la mortadella
tagliati a fette. Completate l’ultimo strato di pasta con le melanzane, la
salsa e molto pecorino. Passate le lasagne nel forno caldo per circa 20 minuti:
il cacio, sciogliendosi formerà una leggera crosticina dorata (da cui il nome
‘ncasciata).
abbiamo fatto la stessa ricetta, bellissime le tue foto, rendono proprio l'idea della bontà della pasta...grazie per tutto, sopratutto per aver lavorato con me, baci.
RispondiElimina" ...Mentre Poirot degusta sciroppi e Crème de Cassis, Montalbano beve caffè e whisky, che però devono essere di ottima qualità". Del tuo lunghissimo e splendido post prendo questa frase, che rispecchia l'essenza della cucina siciliana: la qualità.
RispondiEliminaI piatti amati da Montalbano spaziano dai più semplici a quelli di più complessa preparazione; ma tanto più il piatto è semplice, quanto più la qualità degli ingredienti che lo compongono deve essere eccelsa, pena lo scadimento nella banalità, quando non della cucina da ospedale (si pensi al nasello lessato con una foglia di alloro e servito con olio e succo di limone).
E' stato bellissimo lavorare tutte insieme per celebrare la sapida cucina siciliana!
Un abbraccio.
Che casa hanno in comune A.C. con A.C. una splendida ragazza che ce li fa conoscere sotto una nuova luce apprezzandone similitudini e differenze. Un articolo splendido dove esce anche il tuo rapporto con il cibo che è di vero apprezzamento
RispondiEliminaun abbraccio e un caloroso grazie per questo tuo splendido contributo
Un piatto che mette fame sempre, succulento e buonissimo.
RispondiEliminaMa quanto mi piace questo,paragone che è il,paragone di due mondi completamente diversi e quanto sarebbe divertente avere come commensali contemporaneamente Montalbano e Poirot. Già li vedo come si giudicano reciprocamente, la cosa che fa parte del carattere di tutte e due ! Brava Ilaria perché hai affrontato il tema dalla finestra diversa...
RispondiEliminaSicilia e Belgio, Salvo Montalbano ed Hercule Poirot ... un paragone quasi d'obbligo e una scelta descrittiva vincente. Complimenti
RispondiEliminaE' stato un confronto avvincente questo tra Poirot e Montalbano. Interessantissimo. Oggi però siamo un po' di parte e anche grazie al contributo di questa pasta 'ncasciata non si può che stare con Montalbano, Ilaria.
RispondiEliminaIlaria mi piace sempre leggere le tue introduzioni... io non avevo mai riflettuto su questa strana coincidenza. In effetti, come scrive Tina, è davvero interessante mettere a confronto due grandi commissari nati dalla penna di due scrittori d'eccezione. Di Camilleri ammetto di aver letto poco, faccio fatica a seguirlo anche se mi piace, della Christie invece ho letto quasi tutti i libri grazie a mia nonna che quando avevo tredici anni circa mi passa tutti i romanzi che leggeva. Ora mi hai fatto tornare la voglia di rileggerli, non ricordavo certi particolari di Poirot legati al cibo!!! Comunque cara Ilaria la tua pasta al forno è una meraviglia.
RispondiEliminaBellissimo articolo. Anche io, come Tina, sono pro Montabano e, soprattutto, pro pasta ncasciata. Dovrò rifarla.
RispondiEliminaGrandissimo paragone,anche per l'originalità della scelta, visto che di solito il riferimento è al Pepe Carvalho di Montalban (e diciamo che Camilleri non ha fatto molti sforzi per nascondere gli indizi).Certo è che delitto e buona cucina vanno d'accordissimo e nel mio caso (che è anche il tuo)raddoppiano il piacere della lettura. E questa pasta 'ncasciata lo triplica :)
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