Io amo D'Annunzio.
E' entrato nella mia vita quando avevo 9 anni e tornai a casa con una parte de "La pioggia nel pineto" da imparare a memoria.
Mia mamma che conosceva tutta la poesia, mi aiutò a memorizzarla e mi piacque talmente tanto che mi presentai in classe recitandola fino alla fine, stupendo non poco la maestra.
Lo incontrai di nuovo alle superiori con "Il piacere", "L'innocente","il trionfo della morte" e tante altre sue opere. Ero appassionata al punto che lo portai come argomento preferito all'esame di maturità, e anche li, il membro esterno parve non poco stupito della mia scelta.
L'ho ritrovato con piacere all'università, dove non ho avuto neppure la necessità di aprire il libro tanto bene conoscevo l'argomento.
E mi accompagna oggi, ogni volta che piove e sono in campagna.
E' stato un illuminato e definito come ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana, un futurista nel senso che guardava al futuro e contribuì a costruirlo.
Molto profondo è stato il suo rapporto con la cucina e con il cibo. In particolare la cucina abruzzese e la sua tradizione che glorificò con tutti gli onori.
Il profumo di casa e i ricordi che scatenavano in lui i prodotti della sua terra erano una compagnia indispensabile durante l'esilio a Gardone Riviera.
Tra tutti spiccava per importanza e golosità il Parrozzo, prodotto dalla pasticceria D'Amico, che il Vate magnificò addirittura con un madrigale.
E proprio il Parrozzo e il suo rapporto con D'Annunzio sono celebrati dalla giornata nazionale del Calendario del Cibo Italiano di AIFB. E potevo io non essersene l'ambasciatrice dopo tutto quello che ho scritto sopra?
Andate subito a leggere il mio articolo sul sito.
Ricetta
Ingredienti
6 uova
200g zucchero150g semolino
200g mandorle dolci tritate
4-5 mandorle armelline (amare) tritate
2 cucchiai di Aurum (tipico liquore pescarese) o Amaretto di Saronno
Scorza grattugiata di arancia o limone
60ml di olio extravergine
Per la glassa
200g cioccolato fondente 60%
30g di burro
Preparazione
Separate i tuorli dagli
albumi. Montate i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e
spumoso. Unite il semolino, le mandorle, la buccia grattugiata dell’agrume,
l’olio e il liquore. Mescolate fino ad amalgamare il tutto. Non preoccupatevi se l'impasto resta particolarmente compatto. Montate gli albumi
a neve ben ferma e uniteli all’impasto, incorporandoli delicatamente con
movimenti dal basso verso l’alto per non smontare il composto.
Imburrate e infarinate uno
stampo da zuccotto di circa 18-20cm di diametro, versate l’impasto e cuocete in
forno caldo a 160° per 40-45 minuti circa. Il dolce sarà cotto quando inserendo uno stecchino al centro ne uscirà asciutto.
Sfornate, lasciate il dolce nella teglia per una decina di minuti e poi sformatelo su una gratella. Fate raffreddare.
Una volta pronto, preparate la glassa facendo sciogliere burro e cioccolato a bagnomaria. Spalmate la superficie del parrozzo, che non deve risultare liscia ma grossolana, dando così l’aspetto rustico tipico del dolce.
Ciao!
RispondiEliminaComplimenti per l'articolo principale sul sito AIFB e per l'introduzione personale che ci hai regalato qui sul tuo blog. Buona Giornata! :)
Grazie mille, sono contenta che ti sia piaciuto il mio contributo personale :-)
EliminaDa pescara non posso non amare alla follia il Parrozzo, che ho preparato pur Natale pur non potendolo più mangiare. Ma da anni non c'è Natale senza il "mio" Parrozzo. Con D'Annunzio ho un rapporto conflittuale ma l'odore della pioggia che sprigiona la pineta (oggi la chiamiamo al femminile) è qualcosa di meraviglioso, intenso e toccante che lui ha espresso in maniera perfetta. Quando ho nostalgia di casa, sento nel naso e nel cuore quel profumo :) Il tuo parrozzo è magnifico, Ilaria :)
RispondiEliminaCome mai non puoi più mangiarlo? Io l'ho adorato veramente buono! E poi dentro rimane umido ed è squisito.
EliminaEh si ha reso l'atmosfera così reale e irreale al tempo. Amo quella poesia!
allergia alle mandorle :( E volevo scrivere "da pescarese"...
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